“Sono il Temporary Manager, risolvo problemi” (e ci guadagno)
Si potrebbe declinare così la celebre frase di un film cult degli anni ’90 per descrivere una figura professionale che da qualche anno si affaccia sempre più spesso sul mercato del lavoro italiano. Profilo già presente da tempo soprattutto nel mondo anglosassone, la figura del Temporary Manager va diffondendosi anche nel Bel Paese a causa delle rigidità e delle barriere in entrata e in uscita del nostro mercato del lavoro e della necessità di ristrutturazione e di maggior efficienza da parte delle aziende in un momento di crisi.
Spesso descritti come soldati di ventura al soldo del miglior offerente, i Temporary Manager possono essere definiti in maniera più prosaica come professionisti in grado di ricoprire ruoli di responsabilità per un tempo limitato (solitamente uno o due anni) e necessario a risollevare una funzione aziendale in sofferenza o a crearne una non esistente.
Il profilo tipico del Temporary Manager è quello di un professionista di seniority elevata, che ha avuto esperienze professionali in realtà molto strutturate e possibilmente in diverse funzioni, abituato a responsabilità importanti e a gestire gruppi di lavoro numerosi, desideroso di mettersi alla prova in diversi scenari e realtà per periodi limitati. Si configura quindi a tutti gli effetti come un consulente libero professionista, spesso profumatamente retribuito. La decisione di diventare Temporary Manager può derivare dalla consapevolezza di essere un manager di alto livello, in grado di incidere sui risultati aziendali indipendentemente dal contesto in cui approda, o dalla necessità di ricollocarsi in un’età piuttosto avanzata. In entrambi i casi il presupposto necessario è sempre la competenza del professionista, per nulla scontata, ma questo ruolo può dare grandi soddisfazioni tanto professionali quanto economiche.
Ma perché un’azienda dovrebbe decidere di dotarsi di un Temporary Manager anziché di un quadro o di un dirigente? I vantaggi principali di questo approccio vanno individuati nella flessibilità garantita dal rapporto di collaborazione, quando si vuole intervenire su una funzione aziendale che una volta risollevata andrà sotto la responsabilità indiretta di un altro manager già presente in azienda, o nei casi in cui si voglia sperimentare la possibilità di internalizzare una nuova funzione in azienda senza per questo vincolarsi con l’assunzione di un manager ad hoc. In un mondo in cui le aziende richiedono una maggior flessibilità del lavoro e i professionisti si rendono conto che il contratto a tempo indeterminato ha assunto caratteristiche di maggior “temporaneità”, il Temporary Management può quindi rappresentare una soluzione reciprocamente vantaggiosa.