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09 Gennaio 2019

Quanti medici rimarranno in Italia da qui a 10 anni?

Durante tutto il 2018 si sono letti molti articoli, di diverse testate giornalistiche nazionali, che hanno riportato “titoloni” sulla crisi che da qui a dieci anni colpirà il sistema sanitario nazionale italiano. Gli allarmi su questa carenza di personale sono, in diversi casi, oggettivi. Si pensi, prima di tutto, che l’età media dei medici italiani è la più elevata in Europa (nel 51,5% dei casi supera i 55 anni, contro il 40% della Germania e della Francia, il 20% o poco più di Olanda e Spagna o il 10% del Regno Unito), e che l’ingresso nella professione di giovani medici è relativamente molto più lento rispetto ad altri paesi. Esaminando la situazione al 2013 (uno degli ultimi dati ufficiali disponibili) i Medici di Medicina Generale sono 45.000, dei quali più di 29.000 hanno un’anzianità di laurea superiore a 28 anni, e pertanto una presumibile età anagrafica maggiore ai 53 anni circa, perciò questa classe di età dovrebbe andare in pensione entro il 2028. Nonostante attualmente siamo uno dei paesi con il sistema sanitario più numeroso, secondo alcune stime già nei prossimi 5 anni mancheranno 11.800 medici. Fino al 2022, tra uscite dal lavoro e numero contingentato di nuovi specialisti, mancheranno 11.000 dottori anche nel caso in cui si andasse ad un totale sblocco del turn over. Questo anche a causa del fatto che il 35% lascia il lavoro prima dei limiti di età, perché si prepensiona o va a lavorare nel settore privato. Secondo la FIASO, Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, si prevede l’estinzione dei servizi sanitari di base, la riduzione di medici internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori di oltre la metà del loro numero; anche se il maggior numero di cessazioni dal lavoro in termini assoluti si avrà tra gli anestesisti, che lasceranno in 4.700 da qui al 2025. Anche abbattendo il numero chiuso nelle facoltà di Medicina bisognerebbe comunque attendere un decennio prima di poterne vedere gli effetti in termini di reali disponibilità in organico. Tuttavia è anche vero che la carenza dei medici di Medicina Generale è misurata, rispetto ad un parametro del tutto artificiale: il “massimale” (cioè il fatto che ogni medico non possa avere più di 1500 assistiti). Il massimale, però, altro non è che una misura protezionistica e contraria agli interessi dei cittadini, introdotta per garantire a tutti i MMG una quota di assistiti e limitare la concorrenza. Esistono, inoltre, varie statistiche sui medici operanti in vari Paesi europei ed extraeuropei. I dati differiscono leggermente fra loro a seconda delle fonti e dell’anno, ma costantemente l’Italia compare fra i Paesi con il più elevato rapporto medici/popolazione (secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE riferiti ad alcuni Paesi della Comunità europea del 2014, l’ultimo anno per il quale c’è una certa completezza, l’Italia risulta quarta). Infine si potrebbe anche sottolineare che per certi aspetti non mancano medici ma potrebbe essere, semmai, che molti medici dedichino parte del loro tempo ad attività improprie, quali amministrative o infermieristiche; risulta inoltre rilevante che la distribuzione di strutture sanitarie (specie i piccoli ospedali) sia irrazionale con conseguente inefficienza nell’impiego del personale.   Leggi anche: Come cambiare lavoro durante il Covid-19 Obesità: la patologia cronica che apre ad un business miliardario L’importanza del Medical Devices Sales Specialist   Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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