Hunters Group: ecco perché gli infermieri lasciano l’Italia
Hunters Group: gli infermieri italiani lasciano il nostro Paese per stipendi più alti e condizioni contrattuali più vantaggiose
Circa 7.000 infermieri italiani hanno scelto di vivere e lavorare lontano dall’Italia. Ma il dato ancora più impressionante è che il 55% di loro non ha alcuna intenzione di tornare in patria, il 30% è in attesa di un concorso per poter rientrare e il 15% è indeciso sul da farsi (fonte: AssoCareInformazione.it e AssoCareNews.it). Le destinazioni più ambite non sono una sorpresa: Germania, Spagna, Belgio e Svizzera. Negli ultimi due anni, complice la Brexit, il flusso migratorio verso la Gran Bretagna è notevolmente rallentato e anzi alcuni professionisti hanno deciso di tornare in Italia.
“Il fatto che molti infermieri – precisa Silvia Movio, Director della divisione Engineering & Manufacturing di Hunters, brand di Hunters Group – decidano, dopo aver studiato nelle nostre università, di andare a lavorare all’estero rappresenta un grande problema che, nei prossimi anni, potrebbe addirittura aggravarsi. L’emergenza sanitaria ha dato la prima dimostrazione: nei primi mesi della pandemia abbiamo visto sale operatorie chiuse per la mancanza di personale, ambulanze ferme perché senza infermieri, interi reparti con un numero troppo basso di operatori. Una situazione che dobbiamo necessariamente risolvere”.
Da cosa dipende la fuga dei cervelli? La prima ragione è sicuramente economica: gli infermieri italiani, infatti, hanno gli stipendi tra i più bassi in Europa. La loro retribuzione netta si aggira intorno ai 1.400 euro al mese che sale a circa 2.000 euro dopo molti anni in corsia e con una certa specializzazione. In Germania, nel Regno Unito o in Svezia, invece, lo stipendio medio si aggira intorno ai 2.500 euro, in Francia 1.600, in Spagna 1.700 e in Belgio 2.000. In Svizzera, infine, siamo sui 3.300 euro netti al mese anche se dobbiamo considerare che il costo della vita è decisamente molto alto. Il secondo motivo è legato, invece, ai contratti. Solo 1 su 10 in Italia, infatti, è a tempo indeterminato e questo porta molti professionisti a cercare opportunità migliori al di fuori dei nostri confini.
La concorrenza, però, arriva anche dalle cliniche private italiane che offrono stipendi più alti rispetto alle strutture statali.
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