Organizzazione e gestione delle risorse: il modello 6V per uscire dalla crisi
Responsabilizzare tutti (ognuno per ruolo, esperienza e competenze) ripaga sia in termini di business, sia in termini di ingaggio dei collaboratori
a cura di Joelle Gallesi (Managing Director di Hunters Group)
Esattamente un anno fa le aziende sono state costrette a riflettere seriamente sulla gestione del tempo, dei collaboratori e dell’operatività quotidiana. Il termine smart working è diventato quanto mai attuale, ma abbiamo parlato meno di frequente di una questione ben più ampia ed importante: lo smart management. Questi ultimi 12 mesi ci hanno insegnato, sul campo, che il ruolo aziendale così come lo abbiamo concepito fino ad oggi non ha più ragione di esistere. Nei nuovi uffici di oggi serve anche un nuovo manager che sappia essere un punto di riferimento (anche) a distanza e che, nello stesso tempo, sia capace di motivare le risorse e lavorare con loro per raggiungere gli obiettivi.
La differenza, non dimentichiamolo, è fatta dalle persone: responsabilizzare tutti (ognuno per il proprio ruolo, anni di esperienza e competenze) ripaga sia in termini di business, sia in termini di ingaggio dei collaboratori. Questo però richiede un cambio di passo, a tutti i livelli. Dobbiamo iniziare a creare un modello manageriale molto meno incentrato sulla presenza in ufficio o sul controllo delle attività e decisamente più orientato agli obiettivi.
La sintesi del nuovo modello organizzativo ci viene fornita dal mondo dei data science e consiste in 6V: volumi, velocità, varietà, veridicità, variabilità e valore delle informazioni che sono gli ingredienti fondamentali per aiutare le aziende a muoversi in un ambiente sempre più dinamico, globale e competitivo. Potremmo considerarli, in altre parole, un criterio che diventerà indispensabile per valutare se ci troviamo di fronte ad un buon manager.
Chi è chiamato a guidare risorse dovrà essere capace di leggere, comprendere e soprattutto interpretare una mole quasi infinita di dati, sia a livello macro sia a livello micro. Non solo. Dovrà, nel più breve tempo possibile, trasmettere informazioni precise puntuali a tutto il team creando un network di livello.
Appare evidente quanto ogni manager, soprattutto in epoca post Covid-19, debba possedere un approccio interdisciplinare: non bastano più le competenze tecniche (che rimangono, naturalmente, indispensabili), ma diventano determinati anche le competenze soft.
Entrare in quella che potremmo definire la Fase 3 significa proiettarsi verso un futuro che riqualifica le dimensioni spazio-temporali, abbattendo la distanza geografica e oraria e prediligendo la vicinanza virtuale. Le aziende che accoglieranno questo nuovo modo di lavorare, riadattando, esercitando ed affinando le proprie competenze, saranno realmente pronte a entrare nel futuro.
→ Leggi l’articolo su Il Sole 24 Ore
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