Multinazionale di periferia
Lavorare nelle grandi aziende di produzione? Sì, ma fuori città. Le grandi realtà produttive secondo le statistiche effettuate da Hunters Group, l’80% delle aziende sono allocate lontano dalle città. Una “multinazionale di periferia” è per definizione una contraddizione e lo è anche di fatto. Cosa succede quando nasce la necessità di ricercare una figura per una “multinazionale di periferia” ? Le necessità sono varie e contrastanti: da una parte si cercano risorse con prospettive ambiziose che posso portare nuove strategie di business, dall’altra si cercano persone di zona, fedeli all’azienda, che non ambiscono a carriere vertiginose. In queste circostanze gli head hunter cercano perciò di inseguire quell’equilibrio sempre più in bilico, tra un profilo ambizioso ma non troppo, fedele ma che non diventi un peso “morto” , della provincia ma con la mentalità da città.
La selezione perciò oltre ad orientarsi sulle competenze tecniche, si basa in modo preponderante sulle soft skill e sulla persona nella sua totalità. Vengono considerate non solo le esperienze professionali ma anche l’attitudine e lo stile di vita. Queste caratteristiche vengono richieste a tutti livelli: dagli operari ai dirigenti. “Let’s talk about business” perciò non è gradito, piuttosto si parla di sghei (in dialetto veneto) o di sòlcc (in bergamasco).
Spesso le multinazionali sono frutto di acquisizioni di aziende presenti da tempo sul territorio e per questo il top management ha la necessità di rispondere alle caratteristiche sopracitate. La maggior parte dei dipendenti sono legati al territorio: è il management che si deve adattare a coloro che hanno fatto la storia dello stabilimento.
Questa tipologia di figure fa sorridere anche il budget delle aziende: chiaramente gli stipendi in periferia e per persone con una formazione “standard” (senza MBA piuttosto che numerosi master) sono inferiori rispetto a quelli nelle città.