Mentori per indirizzare i giovani al lavoro
“Bisogna avere sempre la mente aperta”
A 25 anni non c’è bisogno di prendere una scelta unica: bisogna rimanere con la mente aperta». Ilaria Nardin, romana, classe 1998, l’ha imparato parlando con un imprenditore come Ennio Ranaboldo. Torinese ma residente a New York da un quarto di secolo, Ranaboldo ha fondato nel 2022 l’associazione Talenti in corso, per aiutare i giovani ad attraversare fasi cruciali della loro vita professionale: c’è chi si è laureato e deve capire cosa fare, ma anche chi vuole cominciare un’attività imprenditoriale.
Il meccanismo dell’associazione coinvolge in prima istanza i “mentor”, 60 professionisti volontari che hanno dedicato otto ore al mese a circa 200 giovani selezionati attraverso il filtro delle Università per ascoltarli e dare consigli. Ilaria era appena uscita da un percorso di studi in Lettere, e oggi si occupa di risorse umane: «Confrontarmi con Ennio mi ha fatto ritrovare la concentrazione, è stato ossigeno per il mio fuoco mentale». Assieme a lei, ieri alla Nuvola Lavazza hanno preso la parola altri quattro ragazzi e ragazze di ogni età e biografia che hanno fatto strada nel mondo del lavoro grazie all’ascolto e ai consigli di un “mentor”, che consigliando e ascoltando hanno fatto la differenza. «La mentorship è un pilastro fondamentale per la crescita personale e professionale, che arricchisce gli individui e rafforza la comunità aziendale» ha spiegato Francesca Lavazza, del Cda della storica azienda torinese.
Lo dimostrano storie come quella di Samuel Dragutinović, 21 anni. Due anni fa si è appassionato al caffè e ha iniziato a partecipare al programma A cup of learning di Fondazione Lavazza per i giovani che cercano lavoro.
Oggi lavora come “coffelier” al Museo Lavazza: «Per fare questo lavoro – dice – serve conoscenza della materia ma anche creatività». Ha preso la parola ieri anche la giovane Alessia Bondi, 24 anni. Grazie alla madre è entrata in contatto con Ability Garden, associazione fondata da Serena Cecconi che si occupa di inclusione lavorativa di giovani con disabilità. Tra una settimana comincerà un nuovo lavoro: «Mi piace il fatto che qualcuno possa scoprire le mie abilità senza fermarsi alla mia invalidità» ha detto.
Laura Capponi, invece, voleva pensare in grande. Trentadue anni, un passato da studentessa all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo con anche un’avventura imprenditoriale, oggi si occupa di sicurezza alimentare in una multinazionale: «I mentori ti aiutano a trovare una bussola – ha detto ieri – che poi non perdi più».
La storia di rinascita di Alessio Magnani, 28 anni, comincia invece in carcere: «Ci sono entrato a 18 anni per scontare una condanna di trenta». Sono state la lettura e gli studi universitari a farlo tornare a sperare. L’incontro con i volontari di Seconda Chance, associazione fondata dalla giornalista Flavia Filippi che si occupa dell’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, ha fatto il resto: oggi Alessio è consulente nell’azienda milanese Hunters Group: «Che cosa saremmo – si chiede – senza qualcuno che crede in noi?».
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