La sostenibilità declinata in fabbrica
Nelle grandi imprese la spinta arriva dal top management e dai mass media, mentre nelle Pmi la pressione arriva dai clienti, che chiedono certificazioni ambientali in ottemperanza ai criteri ESG (Environmental, social, governance) europei. Così, “Digital transition” e “Green transition” non rappresentano una doppia sfida disgiunta per il Paese, ma si intrecciano fortemente tra loro.
Cresce l’interesse delle aziende italiane per la sostenibilità ambientale. Sono il 10% in più quelle che affermano di essere impegnate in obiettivi green nel 2023, raggiungendo quota 70%, secondo la ricerca del Green Transition Hub di LIUC, il centro di ricerca e formazione dell’ateneo di Castellanza. Nelle grandi imprese la spinta arriva dal top management e dai mass media, mentre nelle Pmi va dai clienti, che chiedono certificazioni ambientali in ottemperanza ai criteri ESG (Environmental, social, governance) europei.
Lo stesso risparmio energetico è un driver importante nella riduzione dei consumi, e quindi delle emissioni, mentre la digitalizzazione dei processi in fabbrica, in magazzino e lungo la catena di fornitura e distribuzione (Supply Chain) è un abilitatore centrale per realizzare un piano di sostenibilità, grazie alla capacità di connessione, controllo e visibilità del flusso di dati e comportamenti- consumi dei macchinari. Digital transition e green transition non sono solo una doppia sfida per il Paese, ma sono fortemente intrecciati tra loro.
Se non si misurano i comportamenti delle macchine e le emissioni, non si possono neanche introdurre piani strategici di correzione e trasformazione dei processi e dei prodotti per arrivare agli obiettivi di “Net Zero”.
Tuttavia, si registra ancora un notevole scollamento tra la percezione delle aziende di essere abbastanza green (35%) e mediamente (49%) e l’effettiva misurazione della Carbon Footprint, che è ferma al 17%. È infatti un passaggio necessario la misurazione della propria impronta di carbonio, per valutare l’impatto ambientale e avviare una strategia correttiva. Però, cresce la consapevolezza sui criteri ESG, con dieci punti percentuali in più nell’ultimo anno, dal 36% al 46% (dati Osservatorio MECSPE secondo quadrimestre 2023 su 348 aziende manifatturiere italiane).
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Boom delle professioni Green
Secondo Linkedin, la forza lavoro nel settore delle rinnovabili è aumentata dal 26% in 26 Paesi, con un incremento complessivo delle assunzioni di professionisti della sostenibilità, oltre la media degli altri mercati chiave e in controtendenza rispetto all’Oil & Gas. Secondo recenti previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’energia rinnovabile (Irena), da qui al 2030 si apriranno almeno 38 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e, nel mercato dell’energia, il numero di posti potrebbe salire a 139 milioni.
Un fenomeno in corso è lo spostamento di figure in grado di adattarsi ai nuovi scenari e convertire il proprio know-how in impianti a fonte rinnovabile. Molte figure di project management e di progettazione, secondo Hunters Group, hanno seguito questo trend di mercato, ma resta un gap del 40% tra domanda e offerta, a fronte di un ulteriore incremento della domanda in Italia nel prossimo anno (+12%) per garantire una crescita sostenibile.
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