
Il futuro della leadership secondo Nicola Spagnuolo
Negli ultimi anni, il mondo del management ha subito una trasformazione radicale. Il modello gerarchico tradizionale, basato su controllo e verifica, ha lasciato spazio a un approccio più fluido, in cui responsabilità e competenze sono diffuse all’interno delle organizzazioni. Ma cosa significa questo per i manager di oggi? E come possono sviluppare le competenze necessarie per affrontare le sfide attuali e future?
Ne ho parlato con Nicola Spagnuolo, Direttore del CFMT – Centro di Formazione Management del Terziario, che ha offerto una prospettiva critica e illuminante sul tema.
Un management senza modelli predefiniti
“La managerialità si inserisce sempre in un sistema”, spiega Spagnuolo. “Non è mai avulsa dal contesto in cui opera”. E proprio questo contesto è in costante evoluzione. Se fino a qualche decennio fa i modelli organizzativi seguivano gli schemi accademici – adattati alle specifiche esigenze aziendali – oggi quegli stessi modelli stanno scomparendo.
Le strutture si stanno appiattendo, le responsabilità si stanno diffondendo, e i ruoli stanno perdendo rigidità. Tutto questo è amplificato dalla coesistenza di quattro, se non cinque, generazioni diverse all’interno delle aziende, ognuna con approcci e aspettative differenti.
Un esempio concreto di questa trasformazione si può osservare nelle big tech, dove le gerarchie classiche sono state sostituite da modelli agili, in cui il leader non è più solo un decisore ma un facilitatore. Anche in Italia, alcune realtà del settore finanziario e del retail stanno sperimentando modelli manageriali meno rigidi e più collaborativi, ma il cambiamento è ancora lento rispetto ad altri paesi.
“In un tempo in cui il sistema gerarchico non è più sinonimo di ordine e controllo, il manager deve imparare a costruire fiducia”, continua Spagnuolo. “Non è più colui che detiene il sapere assoluto, ma deve saper integrare e valorizzare competenze provenienti dall’esterno, mettendole al servizio dell’intera organizzazione“.
Le carenze del management italiano
Uno dei problemi principali del management italiano è la resistenza al cambiamento. Molte aziende sono ancora legate a modelli rigidi e alla cultura del controllo, con manager che faticano ad affidarsi ai propri collaboratori. Questo rallenta l’innovazione e rende le organizzazioni meno attrattive per le nuove generazioni, che cercano ambienti più dinamici e partecipativi.
CFMT: formare il manager del futuro
Ma come si può sviluppare questa nuova mentalità manageriale? Il CFMT ha un approccio chiaro: la formazione deve essere sul manager come persona, non solo sulla sua funzione.
“Non basta più il classico corso di aggiornamento tecnico”, sottolinea Spagnuolo. “Se un manager deve imparare a essere qualcosa di diverso rispetto a prima, serve un percorso strutturato, non solo un singolo corso”. E questo percorso può articolarsi attraverso modalità diverse: webinar, podcast, master, esperienze immersive. L’importante è che tutto sia inserito in una logica coerente con l’obiettivo di crescita.
“Il nostro obiettivo è anticipare i cambiamenti, non rincorrerli”, conclude Spagnuolo. Un’affermazione che suona quasi come una sfida per i manager italiani: smettere di adattarsi passivamente alle evoluzioni del mercato e diventare, invece, i protagonisti della trasformazione.
Il messaggio ai manager italiani
Se c’è una lezione da trarre da questa riflessione è che il manager del futuro non potrà più limitarsi a gestire, ma dovrà ispirare, motivare e facilitare il cambiamento. In un’epoca di incertezze e trasformazioni rapide, la capacità di apprendere, adattarsi e valorizzare il talento sarà la vera chiave del successo.
Siamo pronti a raccogliere questa sfida?
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