Formazione: un impegno vitale
500 mila offerte di lavoro: quasi senza risposta
Umberto Ruggerone, nell’audizione al senato sui problemi del lavoro, ha affermato che “le aziende logistiche hanno fatto un enorme sforzo, durante la pandemia, per rispondere alla drammatica particolarità della situazione, mettendo in campo in diciotto mesi riforme, in primo luogo nell’innovazione, previste nei prossimi cinque anni”. Un impegno enorme, ma che ha trovato un ostacolo: la mancanza di materiale umano.
Un recente studio condotto da Hunters Group ha messo in luce che soltanto nel 2022 sono cresciute del 35% le richieste di professionisti in grado di assolvere i compiti richiesti dalla supply chain 4.0. I ruoli più richiesti: supply Chain Manager, Logistic Specialist e Senior Program Manager. Trovarli è molto difficile in un paese che ha trascurato colpevolmente il lavoro. Da alcune ricerche, le assunzioni programmate, in diversi ruoli, anche di minore portata professionale, sarebbero oggi intorno a 530 mila. Restano i problemi di trovarli e per gli aspetti più qualificati mancano all’appello quasi il 70%, mentre “la preparazione inadeguata” si attesta al 12%. Territorialmente, il nord est è la regione con le maggiori difficoltà: globalmente, è difficile da trovare il 53,4% del personale in tutti i ruoli. Se questi dati, molto preoccupanti, si mettono a confronto in Italia con la disoccupazione, in primo luogo giovanile, si comprende che nel “sistema paese” c’è qualcosa che non funziona: manca un collegamento, in primo luogo, tra la scuola e il mercato del lavoro, con il livello dell’istruzione basso, senza esperienze su quanto viene richiesto all’esterno. In questa situazione, la formazione diventa vitale. Al di là delle soluzioni previste dalla prima versione del piano nazionale di ripresa e resilienza che prevedeva un forte impegno sulla moltiplicazione degli ITS (che in Germania sfornano più di 10 mila persone l’anno, mentre in Italia intorno ai 1.500), occorre accelerare fortemente sulla formazione che deve essere svolta in una fattiva collaborazione tra imprese,
Pubblico e privato. Negli ultimi anni, in questo senso passi avanti sono stati fatti, ma è necessario un ulteriore, forte, determinante impegno.
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