Do you speak english?
Che noi italiani amassimo la nostra nobile lingua in modo incondizionato – anche se poi, quando si tratta di parlare o scrivere, non sappiamo farlo correttamente – lo sapevamo già. Ora, però, a farlo diventare di dominio pubblico ci pensa la classifica dell’Education First (EF) sulla conoscenza della lingua inglese in 60 nazioni del mondo.
La posizione dell’Italia è vergognosa: 30esima, e tra le ultime dieci fra le nazioni europee. La classifica English Proficiency Index (EF EPI), è confermata anche dalla statistiche dagli head hunter di Hunters Group che riscontrano che l’inglese fluente sia presente solo nel 50% dei candidati. La percentuale aumenta se parliamo di candidati sotto i 30 anni dove la conoscenza dell’inglese fluente raggiunge il 65%.
Investire nell’insegnamento della lingua inglese potrebbe dunque illuminare i futuri scenari socio-economici del nostro Paese. In un mondo globalizzato come il nostro, la conoscenza delle lingue straniere, unita alle competenze nel proprio settore professionale è la priorità per comunicare e fare affari a livello internazionale.
Hunters Group ha individuato i settori professionali in cui è richiesto un livello d’inglese medio-alto: il turismo, le telecomunicazioni, l’ingegneria e la consulenza aziendale e di media. Le RAL dei candidati è di media di 35.000 per i giovani sotto i 30 anni e di 55.000 euro per candidati sotto ai 45 anni.
Come fare allora per aumentare la padronanza della lingua nel lungo periodo? La soluzione potrebbe essere dedicare un’ora alla settimana alla conversazione con un insegnante madrelingua.
La scuola e l’università dovrebbero dare anche il loro contributo, incentivando lo svolgimento di periodi di studio all’estero nell’ambito di determinati programmi. Nulla vieterebbe anche alle grandi aziende italiane e società di respiro internazionale di favorire per i propri dipendenti lo svolgimento di esperienze lavorative all’estero o di corsi di lingua interni.