DAD e lavoro da casa: i cinque consigli per migliorare la “convivenza”
La pandemia ha messo di fronte genitori e figli davanti una situazione nuova: ecco come “uscirne”
Nell’ultimo anno, termini come smart working, didattica a distanza, video o conference call sono diventati di uso comune.
La pandemia ha cambiato radicalmente il modo di lavorare di molte aziende e, di conseguenza, di tutte le risorse. Tablet, pc e smartphone sono diventati strumenti usati anche da bambini e ragazzi per seguire le lezioni. Abituarsi a queste nuove metodologie non è semplice per nessuno e tutto diventa ancora più complicato quando, all’interno della stessa casa, devono convivere smart working e didattica a distanza (dad). Una ricerca condotta dal dipartimento delle Scienze Umane Riccardo Massa dell’Università di Milano-Bicocca ha rilevato che da quando c’è la didattica a distanza, i genitori hanno dedicato in media 3 o 4 ore al giorno a supportare l’attività scolastica dei figli. Si tratta quasi di un lavoro part-time. Ancora più impegnativo è per i genitori di bambini molto piccoli (tra i 3 e gli 8 anni) che incontrano difficoltà nell’utilizzo di strumenti tecnologici e necessitano l’aiuto dei loro genitori.
«Questo eccessivo carico di responsabilità – dichiara Marta Arcoria, HR Business Partner di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato – può essere dannoso e può causare quello che è stato chiamato “parental burnout inventory” o “burnout genitoriale”, ovvero esaurimento, depersonalizzazione e senso di inefficacia».
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