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22 Marzo 2020

Colloquio di lavoro: convincere con il linguaggio non verbale

Leggere i segnali.

Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
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Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
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Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
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La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
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Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
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Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
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L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.

Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.

Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.

Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.

L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.

La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.

Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.

Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.

La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.

In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.

La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

Durante un colloquio di lavoro si pone sempre molta attenzione a linguaggio verbale, cosa dire, quali errori evitare, come presentarsi. Parallelamente riveste altrettanta importanza quello non verbale, dominato dalla gestualità e che, in quanto spesso involontario poiché regolato dall’istinto, a volte può sfuggire al nostro controllo.
In un momento così importante e delicato come quello di un colloquio di lavoro, per quanto la spontaneità sia spesso la strada migliore per risolvere le situazioni, è bene porre attenzione ad una buona gestione del linguaggio non verbale, per convincere l’interlocutore durante il colloquio di lavoro. Chi ci esamina sarà infatti portato ad analizzare anche questi aspetti per poter ricavare nel minor tempo possibile tutte le informazioni utili sul potenziale candidato: meglio quindi non lasciare niente al caso.
La stretta di mano.
Nella nostra cultura convenzionalmente si saluta e ci si presenta stringendo la mano all’interlocutore: certamente un colloquio non può fare eccezione. Porgete la mano con cortesia e decisione. La forza ottimale è la stessa che ci mette il vostro interlocutore.
La posizione.
La posizione assunta deve trasmettere ricettività e predisposizione all’ascolto: siate composti e comodi. Composti perché è sempre un segnale di professionalità, attenzione e rispetto del proprio interlocutore; comodi per evitare di continuare a spostarvi durante il colloquio. Osservate come si siede il selezionatore e sedetevi rivolgendo il corpo e lo sguardo verso di lui. Attenzione ad evitare braccia incrociate sul petto: sempre meglio una postura aperta e accogliente.
Il discorso.
Questa è la fase più incisiva e, anche se le parole sono importanti, al colloquio di lavoro non bisogna dimenticare di usare il linguaggio non verbale per convincere il recruiter. Utilizzare i gesti per accompagnare quanto stiamo dicendo, ad esempio, aiuta l’efficacia della comunicazione. Evitiamo però gesti troppo ampi, scomposti o di disturbo visivo o sonoro. Ricordiamoci di guardare in modo diretto il nostro interlocutore e che un viso sorridente aiuta qualunque relazione.
L’ansia.
Come si può gestire l’ansia portandola a nostro vantaggio durante un colloquio? Prima regola: non preoccuparsi dell’ansia. Un candidato che si presenta al colloquio estremamente tranquillo manifesta scarso interesse per quella opportunità di lavoro. Essere emozionati è sano e ci dà la giusta energia per affrontare l’incontro. Un colloquio non è un esame e se anche lo percepite così ricordatevi che l’argomento siete voi stessi: non potete non conoscere le risposte.
Leggere i segnali.
Come possiamo leggere e interpretare segnali di apertura negli occhi o nei gesti di chi ci ha esaminato? Curiamo in ogni caso l’uscita da un colloquio, ringraziando ed eventualmente rinnovando il proprio interesse per la posizione e la propria disponibilità ad altri incontri (se previsti). Tra i segnali da cogliere propongo di concentrarsi principalmente su uno: il selezionatore che a fine colloquio guarda il CV con fare pensieroso, di solito indica che si è soddisfatti dell’incontro e si sta già pensando ai futuri sviluppi. Può darsi però che il selezionatore stia spostando mentalmente l’attenzione su cosa lo aspetta in ufficio, per cui niente paura se non fosse particolarmente loquace nei saluti finali!   Leggi anche: Cambiare lavoro: 3 consigli da un head hunter Busta paga e referenze: binomio per una nuova sfida professionale Vuoi lavorare nella finanza? Il tuo mind set deve pensare in grande Head Hunter: una professione “under 30”   → Il blog di Hunters Group: news dal mercato, consigli sul lavoro, notizie sulla vita aziendale

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