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24 Maggio 2022

Colloqui di lavoro, come rispondere (correttamente) alle domande più frequenti

A cura di Jader Liberatore

Dalle motivazioni in merito alla nostra candidatura al modo in cui ci comportiamo quando riceviamo una critica: ecco alcune dritte per non farsi cogliere impreparati dai recruiter

Oltre la metà dei professionisti italiani – il 54% – considera la possibilità di cambiare il proprio lavoro nel corso dell’anno e ben il 90% si ritiene abbastanza sicuro nel ricoprire la sua attuale posizione, tanto che il 63% vorrebbe chiedere una promozione o candidarsi per un ruolo più alto: questi sono i dati che emergono da un sondaggio recente effettuato da LinkedIn. D’altra parte, è sempre il team del social network dedicato ai professionisti ad indagare sulle modalità di lavoro preferite dagli italiani: emerge, infatti, che il 47% preferisce sfruttare un modello ibrido che impegna le attività tra casa e ufficio mentre poco più di 2 lavoratori su 5 – il 23% – vorrebbe svolgere le sue mansioni esclusivamente dalle mura domestiche: ”C’è ancora grande necessità di smart working e per alcuni è un aspetto considerato fondamentale e imprescindibile. Probabilmente non si lavorerà a distanza per il 100% del tempo. Ci stiamo spostando, infatti, verso un modello di lavoro che viene definito phygital, il giusto mix tra reale e virtuale” commenta a riguardo Francesca Caricchia, Executive Director di PageGroup.

Tuttavia, sembrerebbero esserci numerose opportunità in particolare per i professionisti del settore digitale: “Dopo due anni segnati dall’emergenza sanitaria ed economica iniziamo a vedere, fortunatamente, segnali di ripresa a livello generale” spiega Francesca Contardi, Managing Director di EasyHunters, e continua “In un quadro già di per sé confortante ci sono alcuni ambiti in cui, addirittura, l’offerta di lavoro supera la domanda. Ci sono, infatti, numerose opportunità per ingegneri, tecnici e professionisti dell’ambito IT e digital. Si tratta di profili che le aziende faticano a trovare perché mancano le competenze. Io credo che la chiave per risolvere questo problema sia una: la collaborazione sempre più stretta tra università o istituti tecnici e aziende, con un vantaggio per tutti”.

Ma quello dell’occupazione è da sempre un argomento delicato e che vede intervenire una serie di variabili tra cui i colloqui di lavoro. Infatti, oltre a saper redigere un curriculum vitae completo e corretto, coloro che ambiscono per una nuova posizione lavorativa devono necessariamente prepararsi a sostenere un incontro con i recruiter, o il potenziale nuovo datore di lavoro, per non farsi cogliere impreparati.

“Nella mia esperienza come head hunter con aziende internazionali ho visto tanti curriculum eccellenti che però sono stati presentati nel modo sbagliato dai candidati” spiegano Gioia e Guenda Novena, fondatrici di Nextopp, e continuano “Ci sono tanti talenti in Italia ma che spesso arrivano al colloquio svalutando il loro bagaglio e non dando la giusta luce alla loro esperienza. È bene, invece, che ognuno abbia il giusto metodo per proporsi al meglio e trovare con maggiore facilità la prossima opportunità lavorativa. Inoltre, c’è da fare una considerazione: i giovani desiderano aziende i cui i valori non siano semplicemente leve di marketing, ma che siano radicati nell’azienda e quindi nelle persone e che si possano toccare con mano nella quotidianità lavorativa. Ciò che cercano i giovani in questo momento sono l’apertura al cambiamento tecnologico, in modo da poter esprimere le proprie competenze native al meglio, l’apertura verso la diversità, in modo da metterli nella condizione di generare innovazione, e la condivisione: i giovani vogliono essere parte del progetto aziendale in prima persona e non rappresentare dei semplici numeri. In merito all’argomento smart working, invece, vi diamo un altro punto di vista, quello da head hunter: le aziende che non concedono il lavoro agile ai futuri dipendenti, stanno letteralmente perdendo i candidati migliori e li stanno lasciando alla concorrenza. Diciamo che si stanno privando da soli dei talenti che potrebbero dare una svolta ai propri business”.

13 domande frequenti (e come rispondere correttamente)
Grazie al supporto dei responsabili di diverse società di head hunting quindi, ecco un’elenco di domande che molto probabilmente potrebbero essere poste durante un colloquio di lavoro e che sarebbe conoscere per non farsi cogliere impreparati:

1. Perché ha deciso di candidarsi per questa posizione?

“Le ragioni devono essere tangibili. In primis bisogna sottolineare quanto il proprio profilo sia in linea con l’offerta di lavoro e, successivamente, porre il focus sulla stima rivolta nei confronti dell’azienda e le possibilità di crescita che potrebbe offrire. Seppur studiata, la risposta deve essere estremamente aderente al vero. Millantare particolari qualità lontane dal proprio io è controproducente sul lungo periodo. Di base non bisogna risultare saccenti né tanto meno remissivi. Rivolgendosi, poi, alle proprie criticità è opportuno far sì che di queste ultime si possa comunque trovare un lato positivo: soprattutto in contesto lavorativo”. Emanuele Franza – Director di JHunters, brand di Hunters Group.

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