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27 Gennaio 2025

Caffè condiviso, buddy aziendale, mentorship: come amalgamare generazioni diverse al posto di lavoro

«All’interno delle imprese convivono almeno tre generazioni diverse (X, Millennial, Z) che in alcuni casi faticano a parlarsi. Creare ambienti dove i lavoratori possano sentirsi apprezzati ed esprimere meglio le proprie capacità è la vera sfida attuale» sostiene Joelle Gallesi di Hunters Group. Dal bilanciamento vita-lavoro al job shadowing ai piani di carriera, sono tanti i modi per consentire uno scambio efficace tra le persone di età diversa

Maggiore affiancamento, formazione e mentorship, comunicazione inclusiva, trasparente e diretta, programmi di sviluppo, team di lavoro eterogenei, attività cross-team e team building oltre alla job rotation. Sono questi gli ingredienti per garantire un efficace scambio generazionale in azienda e per creare un clima collaborativo e di crescita per tutti. Lo dice una ricerca condotta su un campione di 1.500 lavoratori con almeno un anno di esperienza da Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale tecnico e qualificato. «All’interno delle aziende – sostiene Joelle Gallesi, Managing Director di Hunters Group, convivono ormai almeno tre generazioni (X, Millennial, Z) che hanno esigenze ed aspettative molto diverse e che, in alcuni casi, faticano a parlarsi. Creare ambienti di lavoro all’interno dei quali questi lavoratori possano sentirsi apprezzati ed esprimere al meglio le proprie capacità è la vera sfida attuale, soprattutto in un momento storico relativamente complicato nel quale attrarre e trattenere le risorse risulta sempre più difficile».

Mentorship e cross-team

Qual è la ricetta perfetta per garantire lo scambio generazionale in azienda? Ecco i risultati dell’indagine di Hunters Group. La Generazione X, cioè i nati tra il 1965 e il 1980, non ha dubbi: mentorship, attività di cross-team e team building e comunicazione efficace. I Millennial (nati tra il 1981 e il 1996) invece puntano sulla formazione e sui programmi di sviluppo, sulla job rotation e su team di lavoro eterogenei. La formazione è un elemento fondamentale anche per la Generazione Z (nati dal 1997) ma per loro sono imprescindibili la comunicazione che deve essere inclusiva e trasparente e il dialogo tra le diverse generazioni.
Alcune delle best practice sono i programmi di mentorship inverso per incentivare la collaborazione intergenerazionale con la realizzazione di post social coinvolgenti, condividendo strategie e tendenze dalle risorse junior alle più senior. C’è poi il job shadowing dove un neoassunto segue un collega più esperto per osservare da vicino come svolge il proprio lavoro, imparando così competenze pratiche e processi aziendali. Sono importanti anche l’open innovation labs per creare spazi dedicati all’innovazione in cui i dipendenti di tutte le età possano confrontarsi e sperimentare insieme, ad esempio su un nuovo strumento adottato in azienda; l’innovation exchange per realizzare incontri informali per la condivisione di trend attuali, cambiamenti culturali e nuove tecnologie. Durante questi momenti è possibile fare domande e confrontarsi su come queste novità potrebbero applicarsi nelle loro aree di responsabilità. Infine, creare momenti di condivisione fuori dall’azienda: ad esempio con il volontariato aziendale, la formazione outdoor, i tornei sportivi.

Welfare e work-life balance

Dall’indagine di Hunters Group emerge che l’aspetto che la Generazione X ritiene più importante sui luoghi di lavoro è il clima aziendale (48,2%), seguito con un notevole distacco (14,3%) da welfare e work-life balance e piani di crescita ben definiti (13,5%). Anche i Millennial hanno a cuore il clima aziendale e welfare e work-life balance (entrambi al 31,5%) e i piani di carriera (20%). La Generazione Z punta tutto su welfare e benessere (34,1%) e sul clima (30,8%), un aspetto che nell’edizione precedente era all’ultimo posto.
«Questi dati – aggiunge Gallesi – dimostrano che tutti, indipendentemente dall’età, desiderano lavorare in un ambiente sereno e che promuova il bilanciamento tra vita professionale e vita privata, senza trascurare la possibilità di crescere professionalmente. È su questi elementi che si basa il benessere delle risorse e sui quali le aziende devono costruire i propri percorsi di carriera. Tutti gli intervistati, indipendentemente dall’età e dall’esperienza lavorativa, concordano sul fatto che sia indispensabile favorire occasioni di scambio di cultura e informazioni, ma anche di conoscenza reciproca durante i quali tutti possano esprimersi liberamente ed essere di esempio per gli altri colleghi». Le attività per favorire lo scambio generazionale non riguardano solo multinazionali o aziende di grandi dimensioni. Anche le piccole e medie imprese possono essere fautrici del cambiamento con iniziative alla portata di tutti gli imprenditori. Tra questi, il caffè condiviso in una pausa durante la quale due persone, appartenenti a generazioni diverse, si incontrano e si confrontano su tematiche di attualità lavorativa. Oppure il buddy aziendale: un autentico «agevolatore» dell’inserimento dei neoassunti. In pratica, si tratta di una persona di riferimento con maggior esperienza, in grado di trasmettere i valori e la cultura organizzativa e alla quale far riferimento per capire le dinamiche dell’azienda.

 

 

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