Cacciatori di Motivazione
Nonostante il termine Head Hunter, letteralmente tradotto in “cacciatore di teste”, sia ormai diffusissimo, c’è ancora una certa ambiguità sul significato di questa figura e più in generale sulle metodologie di ricerca dei ruoli professionali. Con il passare del tempo i profili richiesti dalle aziende stanno diventando sempre più specifici e di conseguenza, le ricerche sempre più mirate. Ecco che non ci si può più aspettare che siano le “teste” a proporsi ma saranno i “cacciatori” che dovranno cercarle per fornire al cliente una rosa di candidati qualificati. Infatti, l’head hunter entra in gioco quando il cliente ha la necessità di essere estremamente specifico nel ricercare competenze mirate alla sua esigenza. È doveroso però sottolineare che l’ impegno e la sensibilità del reclutatore è nello stimolare l’interesse dei potenziali candidati che non sono necessariamente alla ricerca di un nuovo impiego. Ma è proprio da qui che il talento dell’head hunter diventa fondamentale, proprio per comprendere la reale spinta motivazionale al cambiamento del soggetto interpellato. Non è così banale, questo perché cambiare è difficile. Vediamo che entrano in campo diverse variabili spinte dal fatto che gli uomini non sono guidati unicamente dall’istinto, ma entra in gioco anche la razionalità che ci permette di avere un certo grado di controllo che se diventa modalità rigida, può rivelarsi disfunzionale alla crescita personale e professionale.
Cambiare, difatti, significa uscire dalla propria “zona di comfort”, quella parte che conosciamo e con cui siamo abituati a convivere; ed è proprio qui che un bravo head hunter deve trasformarsi in “un cacciatore di motivazione” riuscendo ad entrare, in punta di piedi, rintracciando la reale volontà del candidato spesso non chiara neanche a quest’ultimo . Essere un “cacciatore di talenti” significa perciò prima di tutto cacciare la motivazione del candidato per poterlo guidare a migliorare la sua carriera e contestualmente apportare competenze alle aziende.
