Allarme lavoro per le donne: la soluzione è (anche) la formazione continua
Soprattutto in periodo di crisi e in un contesto sempre più incerto ed in continua evoluzione, sviluppare le proprie competenze è fondamentale per non perdere occasioni lavorative.
Nel 2020 sono aumentate le donne manager, ma manca ancora una forma di sostegno che possa davvero aiutare le imprenditrici a crescere e ad affermarsi sul mercato. Secondo il Rapporto Imprenditoria Femminile del 2020, a fine 2020, si contavano oltre 38.000 imprese femminili in più rispetto al 2014. Una crescita costante, che ha portato ad 1 milione e 340.000 aziende “rosa” (pari al 22% del totale). Non solo: negli ultimi 5 anni sono cresciute a un ritmo molto più intenso di quelle maschili: +2,9% contro +0,3%. Tradotto significa che le imprese che hanno ai vertici una donna hanno contribuito al 75% dell’incremento di tutte le imprese del nostro paese.
Ma non è tutto oro il rosa che luccica. Secondo il Global Gender Gap Report 2018 del World Economic Forum, ci vorranno 108 anni per annullare completamente il gender gap tra uomini e donne e 202 anni per ottenere la parità di genere sul posto di lavoro. Da cosa dipende questo divario? Uno dei motivi principali risiede nel fatto che le donne sono sottorappresentate nei settori che, in questo periodo, stanno crescendo di più o che comunque sembrano risentire meno della crisi.
“Non possiamo negare – dichiara Joelle Gallesi, Managing Director di Hunters Group (società di ricerca e selezione di personale qualificato) – che la situazione attuale, anche a causa dell’emergenza Covid-19, sia molto complessa. Sappiamo che le donne, in questi mesi di pandemia, hanno trovato notevoli difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro e, molto spesso, hanno perso o dovuto lasciare la propria occupazione (alcune stime Istat ci dicono che addirittura il 90% di coloro che hanno perso il lavoro siano donne). Numeri impressionanti che ci impongono di cercare e trovare, al più presto, una soluzione per ridurre la portata di questa situazione. Il mio consiglio, per non essere attendisti nell’aspettarsi incentivi a disposizione di aziende che assumeranno figure femminili, è quello di non sottovalutare la formazione continua: in un mondo sempre più veloce, dinamico ed incerto, solo i professionisti e le professioniste competenti e costantemente aggiornati potranno fare la differenza e avranno maggiori opportunità di cambiare (o ritrovare) occupazione. Poiché l’investimento economico su un corso, in un momento di ristrettezze economiche, può apparire non sostenibile, la formazione finanziata rappresenta una grande opportunità che è bene tenere in considerazione”.
Gender Gap, un divario che inizia dall’università. La quota di donne laureate in Italia è pari al 22,4%, un numero inferiore alla media europea (che si attesta al 35,5%). Tra i laureati di sesso maschile, la quota di quelli in discipline STEM è al 37,3%, contro il 16% di donne. Anche in fatto di partecipazione femminile alla formazione continua, estremamente importante per aumentare le possibilità di ricollocamento, l’Italia si colloca ben più indietro di altri paesi europei (36,9% rispetto a oltre il 40% degli uomini).
“Invito – aggiunge Joelle Gallesi – tutte le professioniste a saper trasformare un momento di mercato così complesso in una grande occasione per ampliare le proprie competenze, in particolare in quei settori o nelle aree che ad oggi ricoprono maggior interesse per le aziende. Economia, ingegneria, business intelligence, IoT, informatica, sono solo alcuni degli esempi di aree virtuose che costituiscono punto di accesso privilegiato per chi è uscito dal mercato del lavoro”.
Un esempio concreto: il caso For Action. For Action, ente di formazione accreditato in Formazione Superiore e Servizi per il Lavoro dalla Regione Veneto, aderisce al progetto regionale “Il Veneto delle donne, strumenti per la valorizzazione dei percorsi professionali per la partecipazione al mercato del lavoro”, finalizzato alla crescita dell’occupabilità femminile attraverso corsi di formazione, workshop, seminari, tirocini in azienda e incontri di orientamento nelle scuole superiori. Per rispondere in modo proattivo alle attuali esigenze lavorative, For Action ha aderito al programma destinato alle donne disoccupate o inattive con l’obiettivo di favorirne l’inserimento e la permanenza in un mercato del lavoro sempre più digital.
“L1 – L’unione delle competenze per la scienza: nuovi orizzonti al femminile” è il titolo del progetto promosso da For Action in sinergia con enti pubblici, privati ed associazioni del territorio. Tre le province coinvolte, Vicenza, Treviso e Verona, in collaborazione con il Centro per l’impiego di Bassano del Grappa.
“Il fine ultimo – spiega Giovanni Battista Comis, Legale Rappresentante di For Action – è quello di accompagnare le donne disoccupate o inattive verso un nuovo percorso professionale, stimolando la partecipazione nel mercato del lavoro in particolare in ambiti STEM. La spinta sempre più accelerata verso la digitalizzazione richiede un ripensamento del mercato del lavoro, oltre a una revisione delle modalità di svolgimento della professione, considerata la crescita esponenziale dello smart-working. È necessario offrire le stesse opportunità alle lavoratrici, superando gli stereotipi di genere in particolare in ambito tecnologico”.
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