Professioni circolari: aziende a caccia di risk manager e ingegneri per la gestione energetica
di Robert Hassan
Risk manager ambientali e ingegneri esperti in gestione energetica: sono queste le figure più richieste dalle aziende che si muovono verso un modello di economia circolare. In generale, per le aziende, quando si parla di economia circolare si vira quasi sempre verso il tema dell’efficientamento energetico generale e dei processi produttivi. “Queste due figure, oggi, oltre ad avere competenze specifiche sulla normativa vigente, hanno in più due caratteristiche: ragionano in termini di efficienza non solo del sistema chiuso azienda, ma anche come sistema inserito in un contesto ambientale più ampio, anticipando la tendenza di medio periodo verso il carbon neutral”, spiega Gianluca Gioia, managing partner di Mcs, società di ricerca del personale middle management.
Al di là delle competenze specifiche che caratterizzano i due profili, l’attitudine al risparmio energetico e quella alla sostenibilità ambientale sono tra le competenze più richieste dalle imprese e dalle multinazionali, che hanno ormai nella maggior parte dei casi adottato programmi green più o meno ampi.
“La corretta gestione dei rischi e l’efficace prevenzione dei danni all’ambiente sono diventati essenziali nelle strategie aziendali e la stessa sostenibilità ambientale sta trasformando sempre più il mercato del lavoro, creando nuove opportunità”, osserva Alessandro Testa, direttore di Jefferson Wells, brand di ManpowerGroup che si occupa di senior ed executive management.
Ingegneri per la gestione energetica sostenibile
L’ingegnere esperto in gestione energetica nasce solitamente all’interno di società di ingegneria o aziende che decidano di sviluppare progetti di transizione energetica importanti e lavora molto spesso per una pluralità di clienti industriali. “Il suo percorso richiede una certificazione specifica a differenza dell’energy manager”, precisa Joelle Gallesi, general manager di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale. “Le due figure differiscono anche nei compiti, in quanto l’energy manager si occupa della gestione e dell’ottimizzazione dell’energia, mentre l’esperto in gestione energetica, oltre a questo, si occupa anche di innumerevoli aspetti correlati, per esempio di effettuare le operazioni di diagnosi energetica e gli adempimenti connessi; di gestire la contabilità energetica tenendo conto del risparmio e del bilancio complessivo; di analizzare i contratti dei fornitori energetici; di gestire il sistema gestione energia secondo quanto disposto dalla ISO 50001:2011”, continua Gallesi. Solitamente questa figura ha una laurea in Ingegneria energetica o ha concluso percorsi accademici affini. Per svolgere la sua funzione è opportuno che questo professionista acceda all’esame per esperto della gestione energetica e ottenga la certificazione secondo la norma UNI CEI 11339.
Il risk manager ambientale
Da alcuni anni le imprese, in prevalenza di stampo industriale, si stanno attrezzando per gestire e prevenire i rischi per l’ambiente legati all’attività aziendale. All’interno di un’economia circolare la sensibilità verso l’ambiente è sempre più alta. L‘environmental risk manager, infatti è in grado di identificare le potenziali fonti di rischio per l’ambiente generate dall’attività aziendale valutandone l’impatto sul business.
Nello specifico calcola il livello di rischio che i singoli impianti presentano relativamente ai diversi comparti ambientali e li valuta con relativi costi associati. Per svolgere la funzione di environmental risk manager sono indispensabili esperienza tecnica, competenze giuridiche e conoscenze di alto livello in ambito assicurativo. È un professionista che deve saper dialogare con tutte le funzioni aziendali e si caratterizza per avere una formazione multidisciplinare.
“Quella dell’environmental risk manager – osserva Davide Boati, executive director di Hunters Group – può essere considerata un’attività con retribuzioni medio/alte intorno ai 50mila euro lordi annui, in quanto le competenze devono essere multidisciplinari e i rapporti riguardano il top management e le scelte degli investimenti a livello aziendale”.
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