Lavoro: Executive Hunters, in epoca di ‘grandi dimissioni’ serve un nuovo manager ‘coach’
Leader strategici, molto preparati, in grado di gestire team complessi, attenti agli aspetti di Diversity & Inclusion e al bilanciamento tra vita professionale e vita privata del team, che siano anche un po’ coach dei dipendenti.
È questo, in sintesi, l’identikit del manager in grado di guidare le aziende oggi che vogliano riuscire a limitare un approccio molto liquido del mercato, delineato da Executive Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale. Un impiegato su 2 dichiara, infatti, di voler cambiare lavoro entro l’anno, con driver molto diversi: work-life balance, welfare, crescita professionale tra i principali. Meno rilevanti ad oggi sono fattori come la vicinanza a casa e il solo elemento economico. Queste dinamiche sono ormai evidenti in quasi tutti i settori, in particolare quelli a maggior attrattività professionale, tra i quali spicca ad oggi l’ambito energetico.
Garantire la continuità di impresa e la marginalità aziendale in parallelo rispetto a una struttura organizzativa in grande cambiamento è indubbiamente una delle sfide che deve posti il manager del 2022, gestendo figure professionali giovani o meno giovani, tutte coinvolte in un processo di revisione della propria carriera.
“Le complessità di questo fenomeno – precisa Federico Mataloni, Senior Partner di Executive Hunters – sono evidenti in particolare nei settori energetico, IT & Digital, ma anche su segmenti di nicchia come il farmaceutico o la micromeccanica. Le figure oggetto di maggiore cambiamento ad oggi operano in ambito finanziario, commerciale e ingegneristico”.
E’ mutato radicalmente il modo di lavorare e, di conseguenza, anche i manager hanno dovuto adattarsi al ‘new normal’. Stiamo vivendo un periodo molto complesso che richiede grande capacità di adattamento ed elevata preparazione. Chi si trova a guidare un team di risorse, che magari lavorano da remoto da ogni parte del mondo, deve essere in grado di comprendere le caratteristiche e le potenzialità di ciascuno per fare emergere il talento e raggiungere gli obiettivi di business stabiliti. Da un sondaggio condotto dal team di Executive Hunters, effettuato tra circa 1.000 aziende e candidati, emerge un quadro ben definito e chiaro: un buon manager deve essere molto preparato (30%), deve saper guidare team eterogenei, multi-generazionali e multi-etnici (30%) e deve prendere decisioni molto rapidamente per adattarsi a un mercato in costante evoluzione e sempre più competitivo (40%).
Per definire un buon manager si possano usare tre parole: visione, preparazione e ascolto. È indispensabile avere una visione chiara dell’azienda, del business e del mercato che deriva sia dall’esperienza, sia dalla formazione. “I nostri corsi di laurea e i nostri master – aggiunge Federico Mataloni – sono tra i più apprezzati anche all’estero per l’offerta didattica e per la qualità dei contenuti; sono cresciuti negli ultimi anni, infatti, gli studenti stranieri che hanno scelto il nostro paese per formarsi. Anche la capacità di ascolto è determinante: è finita l’epoca del manager chiuso nel suo ufficio e irraggiungibile. Per mantenere elevati i livelli di engagement delle persone, lavorare bene e raggiungere gli obiettivi di business è fondamentale che ci siano scambi continui e feedback puntuali. Oggi dobbiamo pensare a un manager come a un coach che lavora a stretto contatto con le proprie risorse e che è in grado di ascoltarle, guidarle e risolvere eventuali problemi”.
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